domenica 22 aprile 2012

Tipicità XX edizione, "I vini slow secondo Slow Wine".

Degustazione guidata di sei vini marchigiani (quattro Verdicchio, una Lacrima di Morro d'Alba Superiore e un Conero Riserva), selezionati da Francesco Quercetti (responsabile di Slow Wine per le Marche) e Alberto Mazzoni (direttore dell'Istituto Marchigiano Tutela Vini).
L'evento si è svolto a Fermo, nell'ambito del programma 2012 di Tipicità Made in Marche Festival ed è stato l'occasione per spiegare e ribadire il senso del riconoscimento "Vino Slow", che la Guida Slow Wine concede ogni anno ai vini che riescano a raccontare attraverso le loro qualità organolettiche, sia vitigno che territorio.

1) Verdicchio dei Castelli di Jesi doc cl. sup. Vigneto del Balluccio '10 dell'azienda Tenuta dell'Ugolino.
Paglierino piuttosto scarico. Profumi abbastanza intensi di frutta bianca fresca, spunti di frutta esotica ed erbacei di fieno. Delicato e fine sia al naso che al palato. Ottenuto da vigneto relativamente giovane di circa 10 anni. Interessantissimo per rapporto q/p.
2) Verdicchio dei Castelli di Jesi doc cl.sup. Il Priore Frati Bianchi '10 dell'azienda Sparapani.
Ottenuto da due vigneti: uno di oltre 30 anni, a scaloni a circa 460 m. e quindi difficile da lavorare, nella zona di Cupramontana; l'altro un po' più giovane nella zona di Serra S.Quirico. Anch'esso paglierino scarico. Note olfattive meno intense del precedente, ma con la tipica nota di anice in evidenza. Al gusto è netto, con attacco subito sapido. Denota un certo rigore acido/salino. Ugualmente interessante per q/p.
3) Verdicchio dei Castelli di Jesi doc cl. sup. S. Michele '09 dell'azienda Vallerosa Bonci.
Ottenuto da vigneto di circa 20 anni. Espressione tipica di terreni posti sulla riva destra del fiume Esino. Giallo paglierino verdolino. Profumi non particolarmente intensi inizialmente. Piuttosto alcolico. Al gusto è corposo, con note fruttate di pesca e vegetali di finocchio. Piuttosto persistente in finale ammandorlato.
4) Verdicchio dei Castelli di Jesi doc classico riserva La Selezione Gioacchino Garofoli '06 dell'azienda Garofoli.
Trattasi di selezione vendemmiale e di vinificazione. Lunga sosta sulle fecce fini in contenitori di cemento e acciaio (praticamente dimenticato per un paio d'anni). Bellissimo colore giallo paglierino brillante con riflessi verdi e dorati. Complesso e intenso al naso, con note burrose e di caramella mou. Al gusto si apre in ampiezza e mirabile armonia. Vino di notevole spessore e materia; allo stesso tempo capace di esprimere grande equilibrio in tutte le componenti, sia dure che morbide; laddove le une non eccedono, nè sovrastano le altre. Chiude salino, piuttosto lungo e persistente.
5) Lacrima di Morro d'Alba superiore doc Orgiolo '09 dell'azienda Marotti Campi.
Ottenuto da vigneto di circa 18 anni. Sottoposto a maturazione in legno. Appare rosso rubino con venature lievemente porpora. Al naso è intenso, diretto, vinoso, floreale di rosa e violetta. Espressività varietale tipica, sia al naso che al gusto. Qui emergono note pepate, speziate e un tannino accentuato, che di fatto danno vigore e maturità all'intero impianto.
6) Conero Riserva docg Dorico '07 dell'azienda Moroder.
Azienda in fase di conversione al biologico. Vino ottenuto da una serie di appezzamenti di vigneto, di cui una parte risalente agli anni '60. Maturato in legno piccolo per 2 o 3 anni. Si presenta rosso rubino molto scuro e concentrato. Bouquet di profumi non particolarmente intenso in fase iniziale, giocato su note di frutto nero macerato. Al palato si distende progressivo e senza troppi sussulti; prevalgono note speziate, terziarie e frutto maturo. Piuttosto lineare, neanche eccessivamente austero, caratterizzato da un tannino particolare, allo stesso tempo vivo, ma non invadente.
Nel corso della degustazione, si è potuto notare in tutta evidenza, come i vini proposti abbiano subito nell'arco della stessa, un'evoluzione significativa dei caratteri organolettici, a partire dal momento dell'inizio, fino alla conclusione dell'incontro. In particolare alcuni (..vedi S.Michele e Dorico), sono venuti fuori alla distanza, acquisendo col passare del tempo, maggiore spessore, espressività gustolfattiva e pienezza; laddove inizialmente avevano lasciato delle perplessità.
Ciò è sintomo di grande struttura e dinamicità d'impianto.

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